Testimonianze

… Bilo contribuisce con queste sue opere a fondare una visione moderna del paesaggio… La sua fedeltà alla pittura come rispecchiamento dell’animo, cui il luogo paesistico presenta le forme esterne per apparecchiare il racconto di ciò che non può essere narrato come storia, ma solo espresso come un evento della materia e della luce, del colore e dell’atmosfera consentite dalla pittura che si apre su acquitrini e dune, su muri che non impediscono all’immaginazione di travalicare il limite della materia e di sognare una realtà anche favolosa e civile, un sovramondo della bellezza e della poesia.

Nicola Micieli


… Nelle tele di Bilo la vegetazione si spezza assumendo forme irreali, i canaloni disegnano ripidi percorsi creati da torrenti immaginari e le acque ferme, rivelano al di sotto, ramificazioni tentacolari di aliene piante che ambiscono alla luce, proiettandosi sinuosamente verso l’alto come a cercare la vita. Ed è in questa chiave che l’Arte di Giovanni va letta: la ricerca della vita sta nell’interpretare la vita stessa con speranza e soprattutto amando il macrocosmo che ci circonda e del quale siamo parte integrante.

Silvio Guarasci


… Giovanni Bilo non è il reale e non è nemmeno il surreale, non è il tragico e non è nemmeno lo scherzoso. E’ piuttosto, l’indimenticabile e indistruttibile ricordo di paesaggi visti dal suo sguardo di pittore nella realtà sì, nella realtà ma allo stesso tempo, come in un sogno sempre misterioso e sempre angoscioso. Un sogno che non potrà mai essere spiegato… Che cosa sono quei cieli cupi, tempestosi, quelle spiagge desolate, quegl’alberi sconvolti dal vento, quegli orizzonti minacciosi, quei deserti disperati; che cosa sono quelle forme disfatte e quei colori mescolati, che cosa sono se non un urlo di ribellione, di vendetta, di vittoria finale? … Bravo Bilo. Bravo Giovanni… Ne riparleremo!

Mario Soldati (Tellaro, Novembre 1987)


… Idealmente mi tuffo nelle sue tele, che già in compagnia del compianto amico Dino Solmi, ebbi modo di apprezzare, discutendo di esse con Lui e con te.
Te lo ricordi? – Lui come un Dio generoso e possente, progettava la tua futura mostra.
Caro Bilo, appropriato come sempre, il tuo valore di gesto e di colore, nell’astratta modernità del sensibile, propone alla comunicazione visiva la tua astrazione lirica, dove gli interessi di cultura e di ricerca sono vivi e presenti.
Tu elevi la quotidiana azione pittorica sul piano del mito, attraverso la lotta sincera per la conferma della tua poesia che scorre tra emozioni e approfondimenti ed appaga la nostra, tutto sommato divertente, intellettualità.
In memoria dei vecchi tempi e ben “tesi” verso i nuovi.

Jolanda Pietrobelli (Da: Lettera ad un pittore che mi piace proprio)


… Ci pare giusta ed ammonitrice la voce di Giovanni Bilo, di questo pittore che si esprime con un “linguaggio pittorico maturo, ma tradizionalmente moderno, se riesce a delineare la posizione particolare delle sue tele — come ben argomenta il Micieli — davanti alla natura intesa come specchio dell’anima, come occasione operante di esperienza umana”.
Integro, tuttavia di fronte a qualsiasi influsso, usando di parche ma decise colorazioni, con una stesura tonale vibrante, che se ben penetrata, denoterà una volontà di stile tenace e severo. Il Bilo riuscirà a prospettarci un tipo di pittura spiritualmente intimista, quale raramente ci è capitato di vedere.

Prof. Gino Cucchetti (da “L’Osservatore Romano”)


Giovanni Bilo non appartiene ai pittori di «cassetta», non concepisce l’arte come modo di avanzamento sociale, per lui «dipingere» è la vita stessa, quella di tutti i gior¬ni, e i suoi quadri sono la «componente romantica di ogni uomo», la sua sensibilità e la sua capacità di abbraccia¬re la vita, la morte e la gioia, l’abbandono, il sogno, il senso di infinito, il dolore, la pace che si perde in confi¬ni indefinibili e sconosciuti.
Quadri enormi, colori soavi, albe solenni, spazi che lasciano molto al vago, questa la dicotomia di Bilo del «sì» e del «no» dell’esistenza.
Ascolteremo insieme la poesia che esce dalle sue tele, proveremo insieme le stesse inelencabili sensazioni, e non durerà un attimo.

Paolo Berti


Pittura intimista quella di Bilo, di un intimismo che si sostanzia ora in notti silenti vegliate dalla luna, ora in immagini inquietanti disperse in vasti spazi desertici.
È nei toni cromatici bassi e chiari che Bilo più efficacemente comunica il suo interiore sentire; quegli spazi permeati da diafane e impalpabili foschie, quella luce che scaturisce dalle cose, quei vapori ovattati in statica tensione che sommergono il suolo “invadono lo spirito dell’osservatore insinuandogli un’inquietudine indefinita” di poetica, malinconica solitudine.
Per trasmettere queste sottili sensazioni l’artista si avvale di un linguaggio tecnico in cui forma e colore si fondono in armonica unità nello spirito dell’autore tanto che “tra la pittura e l’artefice”, nel caso di Bilo, esiste in perfetta aderenza”.

Franco Riccomini


Nei dipinti di Giovanni Bilo si rintraccia una efficace ricerca formale in connubio con una spiccata indagine cromatica. Forme e colori esprimono il temperamento equilibrato dell’artista, fondato su un felice compromesso tra la riflessione intellettuale e la componente emotiva, che trova massima espressione nell’intensità del colore.
L’elemento razionale dell’autore si rivela nell’assetto strutturale del dipinto e nella solidità del lineamentum che allude a vere e proprie architetture cromatiche. Tale approccio cerebrale alla creatività viene tuttavia stemperato dal pathos, affiorante non soltanto dagli accostamenti del colore ma anche dalla sicurezza espressiva del segno. Osservando le opere di Giovanni Bilo, si assiste ad un affascinante incontro tra il rigore geometrico della linea e la morbidezza delle campiture di luce.

Sabrina Falzone  – Milano (Critico e Storico dell’Arte)


E’ stato per me un onore presentare le Sue opere nella mostra “Plasticità e Figurazione” del 4 Ottobre 2015 alla Galleria Immagini Spazio Arte di Cremona.

La frammentazione cromatica delle tonalità assume un carattere ascetico e primordiale, una tensione plastica d’indomita ricerca sperimentativa tesa alla scarnificazione delle forme.  Cavità sezionate della materia sublimano in immanenti suggestioni tonali, oltre il limite percettivo dei colori complementari, nelle dilatazioni cosmiche dei flussi e delle spiarli.  Ho scoperto un articolo che la riguarda in una rivista, Arte Mercato, degli anni 70. Quei paesaggi, da lei raffigurati, presentavano già allora le tensioni delle Sue opere più recenti

Prof. Gianluigi Guarneri – critico d’Arte della Galleria Immagini Spazio Arte di Cremona